Newsletter efficaci contengono spesso codici promo virali. L’invio periodico di newsletter al proprio database rappresenta uno dei modi più efficaci per creare e mantenere la relazione con i clienti.
Nel tempo si assiste ad una sempre crescente sofisticazione dei metodi di CRM adottati dalle aziende che operano on line: i database non vengono più solamente profilati in base ai comportamenti d’acquisto dei clienti o a criteri di segmentazione socio-demografici, ma si arriva sempre più a definire contenuti one-to-one osservando i comportamenti di navigazione dentro o fuori dal sito (l’utente arriva da un sito terzo, atterra su una determinata pagina, effettua un determinato percorso di navigazione e, indipendentemente dalla conclusione di un ordine o meno, osserva dei prodotti; questi stessi prodotti vengono memorizzati e diventano contenuto per una newsletter in cui vengono aggiunti elementi di promozione commerciale: sconti, trasporto gratuito ecc).
Ad ogni utente viene inviata una newsletter contenenti i prodotti che – si presume – gli interessano.
La newsletter, tuttavia, può rappresentare anche uno strumento per uscire dal proprio database.
Ad esempio inserendo un codice promozionale.
Una newsletter contenente un codice promozionale diventa argomento di interesse per ambiti esterni al sito: il codice promozionale viene infatti divulgato in modo privato e aziendale.
Nel primo caso attraverso il passaparola dei social network, dei blog, dei forum o semplicemente all’interno di una qualsiasi comunità reale o virtuale.
Nel secondo caso lo sconto viene intenzionalmente pubblicato su siti promozionali veri e propri.
Il risultato finale è che il fatturato complessivo che si ottiene esternamente dal proprio db può arrivare a pesare tre o quattro volte quello ottenuto internamente. E in più si ottengono nuovi clienti.
Per verificare il risultato è sufficiente calcolare quante volte viene utilizzato il codice promo negli ordini: se il conteggio porterà un numero superiore agli ordini provenienti dalla newsletter significherà che la restante parte proviene da siti esterni o social network.