Bonus pubblicità 2018: come funziona e a chi è rivolto?
Il bonus pubblicità per imprese e liberi professionisti è una delle novità introdotte dal decreto fiscale collegato alla Legge di stabilità 2018, da poche settimane pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (la pubblicazione è avvenuta lo scorso 24 luglio) e prevede incentivi fiscali per aziende e professionisti che effettuano investimenti pubblicitari sui mezzi di editoria tradizionale e digitale e cioè stampa e ed emittenti radio-televisive.
Possono beneficiare del bonus i lavoratori autonomi, i professionisti, le micro imprese e le PMI. Anche le start up e gli enti no profit possono partecipare all’iniziativa.
Il bonus pubblicità si presenta in forma di agevolazione fiscale e cioè credito d’imposta (quindi in compensazione rispetto alle tasse da versare) ed è calcolato sulle spese di investimento sostenute per realizzare campagne pubblicitarie, sia tradizionali (stampa, TV, radio ecc) che digitali a condizione che le stesse spese siano incrementate nel primo semestre 2018 (sugli stessi mezzi di comunicazione) di almeno l’1% rispetto al primo semestre 2017. E’ prevista una estensione sul secondo semestre 2018, ma riguarderà solamente gli investimenti effettuati sul canale stampa (anche online)
Nel caso in cui l’impresa non abbia fatto investimenti l’anno precedente, il costo totale degli investimenti pubblicitari sarà totalmente considerato incrementale e quindi valido per il calcolo dell’agevolazione fiscale.
A seconda della tipologia di imprese le agevolazioni vanno dal 75% al 90% del valore incrementale (con un tetto massimo del 5% per gli investimenti su stampa e 2% per le emittenti tv e radio) del costo pubblicitario sostenuto. Il 90% è destinato alle micro imprese e alle start up innovative.
La domanda dovrà essere presentata in una finestra temporale che va dal 22 settembre al 22 ottobre attraverso comunicazione telematica sulla piattaforma dedicata dell’Agenzia delle Entrate. utilizzando un apposito modello F24.
Nel modello di richiesta i mezzi di comunicazione vengono accorpati in due macro gruppi: stampa ed emittenti televisive e radiofoniche.
Le spese pubblicitarie online: quali mezzi possono essere presentati? Quali investimenti online sono ammissibili?
Partecipano all’operazione le spese finalizzate all’acquisto di spazi pubblicitari e inserzioni sulla stampa (giornali – quotidiani e periodici – in formato cartaceo o digitale) e all’interno della programmazione di emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali.
Il digitale è quindi contemplato solo come tipologia di formato in cui può presentarsi la tradizionale comunicazione su stampa, su tv o su radio, e non come sostanza, inteso come mezzo a sé per ottenere visibilità sul web.
Aver previsto un incentivo sugli investimenti pubblicitari aperto a tutte le tipologie di impresa, anche individuali e no profit, è una mossa utile per incoraggiare le aziende ad aumentare le spere per la loro visibilità, tuttavia vi sono evidenti limitazioni sugli ambiti di applicazione nelle spese digital.
Gli investimenti su mezzi digitali rappresentano infatti la seconda maggior spesa sostenuta in Italia dopo la tv e presentano inoltre il miglior trend di crescita.
fonte www.osservatori.net (Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano)
Non tutte le tipologie di spesa pubblicitaria digitale sono tuttavia riconducibili all’acquisto di spazi su testate giornalistiche.
Rimangono ad esempio escluse tutte le spese di Search, Classified (in quanto la comunicazione non appare su una testata giornalistica online), Email e la quota Display destinata agli investimenti sui Social media.
Sembra quasi un paradosso. Laddove si accumula il maggior numero di potenziali utenti (social, motori di ricerca, siti verticali), laddove quindi vale la pena investire per essere visibili, non è prevista l’agevolazione dettata da questa legge.
Il seguente grafico mostra infatti quali sono stati i siti più visitati dagli utenti italiani a gennaio 2018: i media tradizionali, sebbene in formato digital, non appaiono tra i primi risultati)
Fonte: we are social
Cosa fare?
Nonostante una porzione importante delle possibili spese on line non sia, al momento, contemplata dalla legge sul bonus pubblicità, vale comunque la pena investire nei mezzi che attraggono il traffico maggiore e più qualificato.
La rivoluzione digitale è comunque in atto, cambia il modo con cui i consumatori cercano prodotti e servizi, e deve quindi anche cambiare il modo e l’approccio con cui le aziende si rendono visibili e sviluppano le relazioni con i propri clienti.
Le imprese e i professionisti che restano ancorati a modi di operare tradizionali rischiano oggi di perdere terreno nella competizione con chi invece sta già cogliendo le opportunità della trasformazione digitale.
Il modo migliore per sfruttare il bonus pubblicità, quindi, è prevedere un ampio ventaglio di investimenti, non solo in quanto assoggettabili al vantaggio fiscale, ma soprattutto se efficaci per incontrare il proprio pubblico ed avere un significativo ritorno dell’investimento.